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Kingdom Come Deliverance 2: questa volta parleremo del gioco o passeremo il tempo a contare i bug?

Ieri è stato presentato Kingdom Come Deliverance 2, ma come dimenticarsi il modo senza senso in cui fu trattato il primo capitolo?

Kingdom Come Deliverance 2: questa volta parleremo del gioco o passeremo il tempo a contare i bug?
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   19/04/2024

Ieri c'è finalmente stata la presentazione ufficiale di Kingdom Come Deliverance 2. Warhorse, lo studio di sviluppo, aveva fatto capire in più occasioni che lo stava sviluppando, forte delle ottime vendite del primo episodio, il cui finale, del resto, già indicava ciò che sarebbe accaduto. Viene da chiedersi se questa volta potremo finalmente parlare del gioco o se dovremo nuovamente stare lì a vederlo massacrato per qualche bug di troppo (speriamo che non ci siano, sia chiaro).

Un gioco maltrattato

Speriamo che il sistema di combattimento sia ancora più complesso
Speriamo che il sistema di combattimento sia ancora più complesso

Kingdom Come Deliverance al lancio era davvero pieno di bug. Su PC era in realtà tollerabile (l'ho finito per la recensione riscontrando qualche problema, ma senza grossi drammi), ma su console era praticamente ingiocabile. Il problema era tutto di natura produttiva: Warhorse aveva pochi fondi a disposizione, considerando quelli ottenuti tramite la campagna Kickstarter, da cui è stato fondato il progetto, e quelli ricevuti dall'editore, sopraggiunto in un secondo momento, quindi a un certo punto ha dovuto semplicemente lanciarlo per non rischiare di fallire. Il risultato non era pulitissimo, chi voleva giocarci su console è giusto che abbia atteso tempi migliori e, volendo, anche le lamentele iniziali di chi lo aveva comprato avevano senso.

Ciò che non ha avuto senso è stato il massacro reiterato, operato scientemente da alcuni, di un team piccolo che forse ha provato a fare il passo più lungo della gamba, ma che è riuscito comunque a realizzare una delle esperienze più significative e originali della passata generazione, nell'ambito dei giochi di ruolo e non solo.

Il risultato è stato duplice: da una parte c'è stato chi si è lasciato comunque coinvolgere, aspettando le patch (divenne giocabile anche su console dopo un paio di mesi di aggiornamenti) e scoprendo piano piano un lavoro davvero incredibile dal punto di vista della costruzione del mondo di gioco; dall'altra c'è stato chi, obnubilato dai pregiudizi, ha continuato a parlare di bug anche quando Kingdom Come Deliverance era sostanzialmente stato ripulito, spinto probabilmente dall'averlo giocato solo su YouTube. Per vedere quanto siano ancora vivi questi pregiudizi, basta leggere alcuni commenti al video di presentazione del secondo capitolo per trovarli tutti.

Il risultato fu che a Kingdom Come Deliverance giocammo inizialmente in pochi, con i molti che lo fecero uscire dal discorso pubblico con grande velocità per dedicarsi ad altro. Di suo Warhorse non aveva i soldi di una CD Projekt (il riferimento qui è al caso Cyberpunk 2077, uscito pieno di bug e redento dopo un paio di anni di aggiornamenti), quindi non ha potuto ricostruirsi la verginità spendendo milioni di euro nel marketing. L'unica sua forza è stato il gioco stesso, che è piaciuto così tanto a chi ci ha giocato davvero da spingerlo a parlarne bene ogni volta che poteva, contrastando la narrazione del "gioco pieno di bug", falsa da anni.

La speranza con Kingdom Come Deliverance 2, di cui potete leggere la nostra anteprima, è che ci si possa finalmente concentrare su altro, ossia che si possa parlare assennatamente del gioco, del suo gameplay, con eventuali meriti e demeriti, ridando anche all'originale il lustro che meritava. Continuare a ricordarlo come "il gioco dei bug" è davvero miserevole.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.