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ESA: i publisher non vogliono preservare i videogiochi dopo la chiusura del supporto

Non sembra ci sia, attualmente, una soluzione unitaria possibile che consenta la preservazione dei giochi dopo la conclusione del supporto.

ESA: i publisher non vogliono preservare i videogiochi dopo la chiusura del supporto
NOTIZIA di Giorgio Melani   —   23/04/2024

In un'intervista riportata da Game Developer, l'avvocato Steve Englund, responsabile legale di ESA (Entertainment Software Association) ha detto chiaramente che, al momento, i publisher non hanno intenzione di supportare la preservazione dei giochi in librerie digitali dopo la chiusura del loro supporto.

È un argomento che si sta facendo pressante nel mondo videoludico, e sta spingendo anche i giocatori ad attivarsi per supportare la preservazione dei giochi anche dopo la chiusura del supporto ufficiale, come abbiamo visto di recente con l'iniziativa Stop Killing Games, ma pare non ci sia alcun interesse, da parte dei publisher, a impegnarsi su questo fronte.

Al momento, "Non ci sono possibili combinazioni di limitazioni tra i membri dell'ESA che possano supportare l'accesso remoto a questi giochi", ha riferito Englund, che in legalese dovrebbe voler significare il totale disinteresse dei grandi publisher per la preservazione dei giochi fine a sé stessa.

Al momento le iniziative di preservazione sono molto limitate

Le iniziative per la preservazione dei videogiochi al momento sono limitate in numero e possibilità di estensione del catalogo
Le iniziative per la preservazione dei videogiochi al momento sono limitate in numero e possibilità di estensione del catalogo

Non è ovviamente una dichiarazione da parte di ogni singolo attore sul mercato, ma considerando che l'ESA ha per membri tutti i principali editori e produttori, come Sony, Nintendo, Microsoft, EA e Take Two, per dirne alcuni, possiamo prenderla come una dichiarazione d'intenti piuttosto netta.

L'idea di un'iniziativa unitaria e condivisa per la preservazione digitale dei videogiochi sembra dunque ancora un'utopia irrealizzabile, almeno secondo le posizioni attuali dei singoli publisher, ma anche sul fronte fisico la questione risulta molto complicata.

Englund ha suggerito un possibile coinvolgimento delle grandi università statunitensi per avviare un progetto di raccolta e conservazione dei giochi su supporto fisico, o un sistema integrato per la catalogazione che possa consentire di rintracciarli in qualche modo, ma si tratta di uno sforzo notevole, per il quale mancano risorse e personale.

L'anno scorso, l'ente Video Game History Foundation aveva valutato che l'87% dei videogiochi classici usciti in USA si trovano in "pericolo critico" per quanto riguarda la possibile "estinzione", ovvero effettiva scomparsa del prodotto in maniera totale, ma sembra non ci sia ancora un progetto unitario, concreto ed effettivamente funzionante per risolvere il problema in maniera totale.