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Capcom accusata di aver ceduto alla cultura woke dopo un annuncio del team delle traduzioni

Il Capcom Localization Team ha pubblicato un annuncio in cui descrive il suo lavoro, finendo per tirarsi addosso l'accusa di aver ceduto alla cultura woke.

Capcom accusata di aver ceduto alla cultura woke dopo un annuncio del team delle traduzioni
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   15/04/2024

Un annuncio del Capcom Localization Team ha scatenato contro la compagnia dei Resident Evil di aver ceduto alla cultura woke. Si tratta semplicemente della descrizione del lavoro compiuto dalla squadra, in cui alcuni hanno visto dei riferimenti al dibattito politico attuale.

Nel testo si parla di un lavoro che va "oltre la mera traduzione, affondando nell'arte dell'adattamento culturale, preservando il contesto e il racconto inclusivo." Quindi viene ribadito che "Localizzare non significa solo tradurre parole, ma adattare il gioco per un pubblico globale. Pensate alle sfumature culturali, agli idiomi e ai caratteri distintivi regionali. Una buona localizzazione fa sentire i giocatori a casa, ovunque nel mondo si trovino!"

Il testo ribadisce più volte il concetto di contesto per le traduzioni: "Perso nella traduzione? Nah! Preservare l'atmosfera è fondamentale. Battute, riferimenti e persino elementi di gioco potrebbero aver bisogno di un piccolo remix culturale. È importante trovare quel punto ideale per assicurarsi che i giocatori ottengano l'esperienza desiderata senza sentirsi come se qualcosa si fosse perso durante il processo."

Ad aver attirato le ire degli anti woke sono stati però i paragrafi seguenti:

"La progettazione e lo sviluppo dei personaggi devono essere culturalmente sensibili. Ciò che potrebbe essere accettabile in una cultura potrebbe essere offensivo in un'altra. I localizzatori svolgono un ruolo cruciale nel garantire che i personaggi siano comprensibili e rispettosi, evitando stereotipi o altri riferimenti che potrebbero essere percepiti come negativi in culture specifiche."

"Gli sforzi di localizzazione si estendono alla promozione dell'inclusività attraverso il linguaggio e la rappresentazione. Ciò implica adattare non solo gli aspetti linguistici, ma anche affrontare il linguaggio specifico di genere, le norme culturali e le diverse prospettive. L'obiettivo è creare un'esperienza coinvolgente in cui i giocatori di diverse provenienze possano identificarsi con i personaggi e la narrazione. Questo può essere molto impegnativo per certe lingue a causa della grammatica."

Molti dei commenti al post non sono stati proprio gentili, tra chi ha chiesto la chiusura del team di traduzione, chi ha parlato di principi che vanno all'opposto di ciò che vuole il pubblico e chi ha dichiarato che non acquisterà più alcun gioco della compagnia.

Va detto che quanto descritto nel post non è una modalità di lavorazione nuova per i team di localizzazione orientali, considerando che sono numerose le opere provenienti dal Giappone che nel corso degli anni sono state adattate alle diverse sensibilità culturali. Pensate a quanto fatto con le varie versioni del primo Silent Hill, o alla rimozione di alcuni simboli cristiani in molti giochi degli anni '80, perché considerati potenzialmente offensivi dalle nostre parti. Quindi il testo non descrive nulla di nuovo, ma qualcosa che si è sempre fatto e a cui i giapponesi sono da sempre attenti.