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La redazione ricorda Akira Toriyama

Dalle giornate passate a leggere Dragon Ball all'influenza che Akira Toriyama ha avuto sul proprio percorso, la redazione di Multiplayer.it condivide pensieri e ricordi.

SPECIALE di La Redazione   —   12/03/2024
La redazione ricorda Akira Toriyama

Se nei giorni passati la vostra bolla social si è riempita di foto, ricordi, disegni e messaggi dedicati ad Akira Toriyama non dovreste sorprendervi. In maniera diretta o indiretta, Dragon Ball, Dr. Slump e i suoi lavori hanno avuto una forte influenza sulla formazione di chiunque sia cresciuto negli anni 90. C'è chi ha scoperto cos'è un manga proprio con Dragon Ball (le istruzioni su "Come leggere un manga" aprendo la prima pagina del fumetto ce le ricordiamo tutti); c'è chi ha intrapreso un percorso creativo fomentato proprio dai disegni e dalle storie di Toriyama; chi si è innamorato dei JRPG con Chrono Trigger e Dragon Quest; chi semplicemente tornava a casa da scuola e, anche nei giorni storti, si rallegrava accendendo la TV e pranzando in compagnia di Goku e compagni. Lo stesso vale per anche per tante persone della redazione, che in questa pagina hanno deciso di condividere un po' di pensieri, ricordi, foto e disegni riguardo Toriyama e i suoi lavori. Se vi va, fate lo stesso nei commenti: diteci cosa ha rappresentato per voi Akira Toriyama, raccontateci qualche aneddoto o condivideteci qualche vostra foto o un vostro disegno.

Il sorridente Akira Toriyama si disegnava in tanti modi diversi, il più popolare dei quali è un robottino con la maschera
Il sorridente Akira Toriyama si disegnava in tanti modi diversi, il più popolare dei quali è un robottino con la maschera

Alessandro Bacchetta

"C'è anche qualcosa di manga". Un mio conoscente, vedendo la mia prima graphic novel, continuava a ripetere questa frase; frase che non apprezzavo particolarmente. Di tutte le cose che ho amato nella mia vita, Dragon Ball è tra le poche che ho abbandonato: dai dodici ai quindici anni ne sono stato letteralmente ossessionato. Ho copiato e ridisegnato Goku e compari senza sosta: a matita, colorandoli, nei fogli Fabriano, nei quaderni, con la penna su libri e diari. Ho letto, riletto e osservato decine, centinaia di volte l'enciclopedia della serie, piena di illustrazioni colorate che non trovavo nei fumetti. A tredici anni ho iniziato ad usare il pennino, e la china Pelikan per riprodurre l'incipit della serie, in cui Goku, paffuto e beato, tagliava la legna.

Negli anni successivi ho provato a liberare la mia mano da tutto ciò che fosse riconducibile a Toriyama: ci ho messo tanto tempo, e pensavo di avercela fatta. Eppure, come sosteneva il mio conoscente, qualcosa dev'essere rimasto. Quell'amore morboso per Dragon Ball ha lasciato delle tracce: in qualche bocca, nella forma di qualche viso, nelle orecchie dei personaggi più paffuti che disegno. Nelle pieghe di qualche vestito. Non sono certamente un caso isolato. Quasi ogni fumettista della mia generazione in qualche modo si è rapportato con Dragon Ball, lo ha disegnato, osservato, copiato e ammirato. C'è un chicco del maestro giapponese in molti di noi; nei nostri lenti e imperfetti cervelli umani, il "prompt Toriyama" è tra i più diffusi, "c'è anche qualcosa di manga".

Illustrazione di Goku di Alessandro Bacchetta
Illustrazione di Goku di Alessandro Bacchetta

Aligi Comandini

Non è che sia esattamente facile parlare di uno come Toriyama e non essere banale, e non è certo colpa del buon Akira. Oddio... a pensarci bene in effetti è proprio colpa del buon Akira, perché quando raggiungi l'apice tutti parlano di te più o meno allo stesso modo: "mi ha praticamente cresciuto", "ha superato tutte le barriere linguistiche con la sua arte", "ha sdoganato i manga in tutto il mondo", e un centinaio di altre ovvietà diventano parte del discorso, solo che sono ovvietà solo nel suo caso, e solo perché Toriyama le cose che dicono di lui le ha fatte davvero tutte.

Io, personalmente, sono stato influenzato dalle sue opere esattamente come tutti gli altri, ma tra i mangaka lo amavo particolarmente più per la sua umanità che altro: per i battibecchi con gli editor, per la capacità di trasformare gli errori fatti in intuizioni geniali, e per la sua tendenza ad aggirare il sistema attorno a cui girano i manga facendo un po' quel diavolo che voleva, perché sotto sotto si rendeva conto di quanto fosse fallato. Un genio di questo livello così caotico, carismatico e umano in quel campo non ci sarà probabilmente mai più.

Il nostro Tommaso Pugliese condivide la foto della sua collezione di Dragon Ball con il primo e storico numero
Il nostro Tommaso Pugliese condivide la foto della sua collezione di Dragon Ball con il primo e storico numero

Tommaso Pugliese

"Bambini? Ciriciao!", diceva Arale al termine della splendida sigla italiana di Dr. Slump e Arale: come per tanti appassionati attempati, è stato quello il mio primo contatto con le opere di Akira Toriyama negli anni 80; e già bastava a capire che vulcano di idee fosse questo autore giapponese, capace di infarcire la serie di citazioni, suggestioni e soluzioni a cui molti poi si sarebbero ispirati. Gli occhi che escono dalle orbite? Gli alieni col sedere in testa? E poi naturalmente tutti gli altri personaggi e il teatro dell'assurdo che ruotava attorno a questo (fantastico) scienziato che aveva dato vita alla sua personale Atomgirl.

Qualche anno dopo, però, è arrivato Dragon Ball ed è cambiato tutto. Indimenticabile la prima messa in onda su Junior TV, con quell'incredibile sigla che è Makafushigi Adventure e che io da ragazzino trovavo addirittura inquietante nella sequenza in cui c'è questo fulmine che ondeggia fra cielo e terra prima della comparsa del drago. Ho dunque conosciuto Goku con Massimo Corizza, splendidamente in parte e con le prime cinquantaquattro puntate, che ahimé non hanno avuto un seguito fino all'avvento del disastroso adattamento firmato Mediaset, con le tante censure e quell'Onda Energeti-ha che ormai da avidissimo lettore del manga mi faceva accapponare la pelle. Per un motivo o per l'altro non sono dunque stato un fan dell'anime di Dragon Ball Z, che trovavo mortalmente lento e diluito rispetto alla velocità dell'opera originale, né mi hanno più di tanto interessato le produzioni successive. Il fatto però che ci siano state e che ancora oggi, esattamente quarant'anni dopo, Goku e i suoi compagni godano di una straordinaria popolarità è la chiara ed evidente testimonianza del talento di Akira Toriyama. Grazie, maestro.

Bozzetto di Goku di Vincenzo Lettera
Bozzetto di Goku di Vincenzo Lettera

Christian Colli

Ho cominciato a leggere Dragon Ball con la prima edizione italiana degli anni 90: mi ha fatto compagnia al liceo, quando i miei compagni mi guardavano storto perché mi piacevano "quei fumetti", mentre a casa faticavo a costruire un rapporto col mio patrigno. I fumetti piacevano anche a lui, soprattutto Tex e Bonelli vari; con gli anni ha cominciato a leggere anche i miei, ma nessuno ha fatto colpo su di lui come Dragon Ball. Ovviamente già lo conosceva perché tutti conoscono Dragon Ball, ma non l'aveva mai letto e un paio di anni fa si è trovato tra le mani una copia dell'ultima edizione a colori, che stavo acquistando per sostituire la mia vecchia collezione logorata dal tempo.

Sinceramente non l'avevo mai visto così rapito: ha divorato tutti i numeri usciti, chiedendomi ogni mese il nuovo volume che si leggeva sul mio divano, mentre lavoravo, facendosi poi una pennichella dopo averlo finito. Ha voluto vedere i film animati più recenti e poi ha cominciato a leggere Super, ascoltando con interesse mentre gli spiegavo le differenze tra anime e manga. Ha persino impugnato il controller per giocare Dragon Ball FighterZ... con risultati disastrosi. Lo spazio che ci separa resta parecchio ampio, ma Toriyama senza saperlo l'ha un po' ristretto: non ho mai passato così tanto tempo con lui senza litigare. Credo che questo la dica lunga sul talento di Toriyama, un uomo che sapeva parlare a diverse generazioni, unendole nella semplicità dei disegni, dell'azione e di quei messaggi positivi universali che ti restano dentro tra un combattimento e una gag ammiccante.

A Buenos Aires, una folla di fan di Dragon Ball si è riunita e ha alzato le mani per ringraziare Akira Toriyama
A Buenos Aires, una folla di fan di Dragon Ball si è riunita e ha alzato le mani per ringraziare Akira Toriyama

Luca Forte

La mia vita e i lavori di Arika Toriyama si sono intrecciati più volte e, nonostante crescendo i gusti siano cambiati e le sue opere non siano più tra le mie preferite, è impossibile non riconoscere la grandezza di questo autore e quanto sia stato in grado di entrarmi sottopelle col suo umorismo folle e ingenuo, le sue storie leggere e alcune tavole davvero leggendarie. Lo ha fatto in maniera diretta, ma anche in maniera indiretta, dato che non posso negare che la sigla de Il Dr. Slump & Arale è una di quelle che amo di più degli anni 80, una di quelle che non puoi non urlare squarciagola a quando la senti sotto la doccia o in macchina, nonostante non sia un grande fan del manga.

Perché i pomeriggi a vedere Dragon Ball su Junior TV nelle torride estati lucane sono un prezioso ricordo agrodolce, così come lo sono il Natale nel quale mia madre è impazzita per trovare la cartuccia SNES di Dragon Ball Z: Super Butōden solo per farmi felice, o l'andare ogni 3 e 18 del mese alla Borsa del Fumetto per comprare il nuovo volume di quell'esotico manga che si legge al contrario appena pubblicato da Star Comics. Quello stesso fumetto che avrebbe scardinato con la forza di Goku le vecchie credenze e gli scetticismi sui cartoni animati giapponesi e che avrebbe reso la cultura orientale pop anche da noi, spingendo i grandi editori e la società in generale ad accettare e a trattare con maggiore rispetto e fedeltà queste opere. Che è forse la vittoria più incredibile ottenuta da Goku e soci in Italia.

Pierpaolo Greco

Riconosco ad Akira Toriyama un'unica, enorme influenza nella mia vita: avermi convinto a fare uno strano salto dagli anime ai manga. Dico strano perché di solito succede esattamente il contrario: ci si appassiona al fumetto disegnato e poi si decide di guardarlo in movimento per capire cosa cambia o per discutere con gli amici della qualità delle animazioni. Oppure questo salto non avviene mai e si rimane avidi fruitori dei manga inorriditi dalle loro trasposizioni a video o pigri osservatori di migliaia di anime indifferenti verso le pagine stampate. Ecco, Toriyama è colui che mi ha fatto capire che dietro ad un cartone animato, magari osservato con fare svogliato, quasi abitudinario, esisteva un modo mille volte più grande, ricco e affascinante.

Sono infatti diventato adolescente e poi universitario guardando in TV (e poi su YouTube) il tipico repertorio di chi è nato negli anni 80. Ma per quanto provassi un amore superiore per i Cavalieri dello Zodiaco, Dragon Ball aveva quel qualcosa di stuzzicante, quell'evoluzione dei personaggi, quel gusto per il cliffhanger che fece scattare in me un click. E così, quando lasciai la mia casa natale per trasferirmi a Terni per inseguire il lavoro, accompagnai un caro collega di allora nella sua fumetteria preferita e mi convinsi ad acquistare i primi tankobon di una delle migliaia di ristampe di Dragon Ball; così, giusto per scoprire le differenze. E da cosa nasce cosa: scoprii la possibilità di recuperare i grandi classici del passato, di provare i primi numeri delle novità, di "noleggiare" un cassettino dove il proprietario del negozio mi depositava mensilmente proposte, arretrati e volumi usati e mi infilai in un vortice dove a venire risucchiati erano in egual misura il mio tempo libero e i miei soldi. E per 3 anni Toriyama fu il mio mentore e la mia guida.

Luca Forte custodisce gelosamente la sua copia di Dragon Ball Z: Super Butōden per Super Famicom
Luca Forte custodisce gelosamente la sua copia di Dragon Ball Z: Super Butōden per Super Famicom

Marco Perri

Difficile riassumere l'impatto di Toriyama nella mia vita, ci provo con semplici immagini della mia adolescenza. Dragon Ball è il tiepido sole primaverile che accompagna i miei pranzi in famiglia di ritorno da scuola, è il brivido nel sentire su di me la trasformazione a Super Saiyan di fronte a Freezer, è la cotta per C-18, è il provare a fare una Kamehameha a casa, è il replicare la squadra Ginew con gli amici, è l'emozione di acquistare la mia prima action figure o la prima VHS degli OAV con Broly, è lo scoprire Dragon Ball GT alle superiori, è il poster di Super Saiyan di livello 4 che ho ancora nella mia cameretta, a casa dei miei. Dragon Ball rappresenta una buona fetta della mia giovinezza, la mia adolescenza e il sogno di poter diventare, da grande, una persona migliore, assorbendo per sempre quei colori, quella magia e quella dolcezza di un universo così affascinante, eppure così semplice.

Quando penso ad Arale, penso alle risate, a quel goffo individuo che faceva autoironia nei manga, è il sorriso per ogni volta che vedo mio padre indossare le ciabatte invernali a forma di cacca marrone, un regalo di qualche Natale fa. Magia, dolcezza e fiaba mi hanno fatto incollare per ore a Dragon Quest VIII, quando speravo piovesse perché invece di andare al mare con la famiglia potevo giocare tutto il pomeriggio alla PS2, cullato da quella strepitosa Mysterious Tower che mi echeggiava nella testa. Dire grazie ad Akira per tutta il bene che mi ha trasmesso è come dire grazie a un affettuoso fratello che non sai di avere.