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Ghostbusters: Minaccia glaciale, la recensione del nuovo film sugli Acchiappafantasmi

I Ghostbusters vecchi e nuovi tornano a New York e affrontano la minaccia più grande di tutte: una crisi adolescenziale. E ci sono anche i fantasmi! La nostra recensione.

Ghostbusters: Minaccia glaciale, la recensione del nuovo film sugli Acchiappafantasmi
RECENSIONE di Christian Colli   —   13/04/2024

A questo punto è piuttosto chiaro che i Ghostbusters non torneranno più. E dopo tutto, è giusto così. Il primo film di Ivan Reitman era stato un caso più unico che raro, una combinazione talmente perfetta di talenti e circostanze che neppure il sequel, cinque anni dopo, era riuscito a replicare. Che poi è anche uno dei motivi per cui il reboot del 2016 di Paul Feig non aveva funzionato: era talmente simile all'originale da uscire dal confronto con le ossa rotte. Ma quando gli Acchiappafantasmi sono tornati al cinema pochi anni fa grazie al figlio di Ivan, Jason, avevamo già intuito che il vento fosse cambiato.

Anche Legacy, però, è stato un caso straordinario. Più una lettera d'amore metareferenziale ai fan, ma soprattutto al compianto Harold Ramis, che un sequel o un reboot: la commedia perfetta assumeva contorni più intimi e sentimentali, forse insicura se la storia si sarebbe fermata lì oppure no. Nella nostra recensione di Ghostbusters: Minaccia glaciale ci sentiamo di sottolineare subito che il problema potrebbe essere proprio quello, cioè questa improvvisa virata verso il cinema serializzato che deve però tenere conto della nostalgia e delle nuove generazioni che non c'erano negli anni '80. Forse un carico troppo pesante persino per gli Acchiappafantasmi.

Aggiungi un ghostbuster a tavola

Mckenna Grace, che interpreta Phoebe Spengler, ha talento da vendere
Mckenna Grace, che interpreta Phoebe Spengler, ha talento da vendere

Che poi Minaccia glaciale ha un'identità riconoscibile, soprattutto se stavate davanti alla TV nei pomeriggi dei primi anni '90: ce ne si rende conto soprattutto durante l'intervallo, quando la trama finalmente comincia a muoversi nella direzione giusta. Allora diventa piuttosto ovvio che non stiamo guardando un sequel dei film originali o dello stesso Legacy, quanto una specie di versione live action di The Real Ghostbusters, il cartone animato andato in onda per centoquaranta episodi tra l'86 e il '91. E questa è forse la chiave giusta per parlare al pubblico contemporaneo, anche se sarebbe stato meglio sotto forma di serializzazione televisiva, perché a Minaccia glaciale manca proprio lo spazio, e il tempo, per respirare.

Manca forse anche una visione più autoriale. Al timone troviamo Gil Kenan, che sostituisce Jason Reitman dietro la macchina da presa, sebbene abbiano firmato entrambi la sceneggiatura proprio come avevano fatto con Legacy. Ma Kenan - che ha già diretto il remake di Poltergeist, tra le altre cose - non è creativo come i Reitman, ha meno inventiva: il film scivola dall'inizio alla fine senza particolari guizzi o scene che restino impresse nel ricordo dello spettatore.

E quindi Kenan ricorre alla nostalgia, ammiccando ai fan vecchi e nuovi - ma soprattutto vecchi - con un'insistenza irritante, come se volesse ricordarci ogni due per tre che siamo in un Ghostbusters anche se non sembra: forse perché di fantasmi, in questo film sugli Acchiappafantasmi, se ne acchiappano veramente pochi. L'idea voleva essere quella di stabilire un nuovo punto di partenza, riportando gli Spengler (più l'ex professor Grooberson di Paul Rudd) a New York, nella caserma dei pompieri dove tutto è cominciato. Ritroviamo lì questa famiglia disfunzionale che si è data alla cattura dei fantasmi per una forma di vocazione, e per assurdo sono questi i momenti del film che funzionano meglio - e che secondo noi ha scritto Reitman, nello specifico: quando la pellicola si sofferma sulle dinamiche più intime e famigliari, sul rapporto tra un potenziale papà adottivo con la figliastra in piena crisi adolescenziale.

Paul Rudd e Mckenna Grace reggono sulle loro spalle praticamente tutta questa parte del film. Lui è il solito Rudd che fa il papà protettivo, un bonaccione che riesce a trasmettere un maldestro ma genuino affetto anche allo spettatore, ricordandoci che la famiglia non è solo il sangue. Lei è un vero talento: teniamola d'occhio, perché farà strada. Nel film, purtroppo, la Phoebe di Mckenna ha una sottotrama importantissima che scalda il cuore, ma è affrettata e funziona solo per il carico da cento che ci mette la giovane attrice, in grado di mettere in ombra gli adulti ogni volta che sono in scena con lei.

La famiglia Spengler di Ghostbusters: Legacy torna in Minaccia glaciale
La famiglia Spengler di Ghostbusters: Legacy torna in Minaccia glaciale

Carrie Coon e Finn Wolfhard: non pervenuti. Per meglio dire, la Coon almeno ha un piccolo ruolo, per quanto scontato e stravisto - quello della madre, e basta - mentre la star di Stranger Things è messa totalmente in panchina, con una sottotrama in due scene che non va praticamente da nessuna parte e serve solo a stabilire una specie di deus ex machina a posteriori nella forma dell'iconico Slimer, ancora una volta ridimensionato a mero cameo nonostante avesse una tale importanza nei cartoni animati da essersi guadagnato una miniserie tutta sua. E qui sta il problema di Minaccia glaciale col cast - vivo o morto o in computer grafica - e cioè che Kenan e Reitman mettono troppa, troppa, troppa carne al fuoco. Il nuovo Ghostbusters è come il pranzo di Natale di una famiglia allargata: tutti portano qualcosa senza avvisare, il tavolo si riempie e alla fine restano un sacco di avanzi, ma talmente tanti che ognuno torna a casa sua con un bottino che forse neanche consumerà.

A un certo punto del film, entrano in scena mille personaggi e ognuno vuole una sua fetta della torta: cominciano svariate sottotrame, ma solo alcune vengono delineate e maturano entro i titoli di coda, mentre la maggior parte resta irrisolta come il cast. Minaccia glaciale segue la strada più ovvia, abbattendo le pareti della caserma. In laboratori segreti - ma tutt'altro che attrezzati o sicuri - lavorano nuovi Acchiappafantasmi, mestiere per il quale sembrerebbe basti un'amichevole pacca sulla spalla, piuttosto che un dottorato in fisica quantistica. È il trucco con cui Kenan e Reitman si ricollegano al film precedente, riportando in scena Celeste O'Connor (Lucky) e Logan Kim (Podcast) con ruoli assolutamente marginali: persino la presunta love story tra la ragazza e Trevor sembra essere stata tagliata o abbandonata del tutto.

Anche questa volta quello di Slimer è un grosso cammeo
Anche questa volta quello di Slimer è un grosso cammeo

Non soddisfatti, gli scrittori decidono di aggiungere altri posti a tavola: non solo James Acaster e il simpatico Patton Oswalt, ma anche Kumail Nanjiani che, insospettabilmente, ruba la scena a tutti gli altri con un sorprendente arco narrativo, forse il migliore del film se si sospende l'incredulità e si abbraccia la filosofia dei cartoon. E a loro si aggiungono gli originali, ma anche qui c'è un discorso più ampio da fare che probabilmente spaccherà il pubblico in due. Dan Aykroyd è indubbiamente nel posto giusto al momento giusto: è chiaro che l'attore si è divertito un mondo a tornare nei panni di Ray Stantz. La sua partecipazione è assolutamente sentita e forse è il personaggio che maggiormente rispecchia non solo il collegamento ai film originali, ma soprattutto l'amara realtà che il tempo - il loro tempo? - è passato e le cose cambiano. Ernie Hudson ha un ruolo più contenuto ma una presenza scenica importante, e c'è uno scambio tra lui e Aykroyd, a un certo punto del film, che commuoverà i vecchi fan.

Poi ci sono gli altri. Annie Potts ha poche scene di totale fanservice, ma comunque apprezzabili, nel suo ruolo di Janine Melnitz, ma a deludere sono William Atherton e Bill Murray. Il primo torna a interpretare Walter Peck, ora sindaco di New York, ma è praticamente una macchietta ambulante, un'ombra del Peck che abbiamo odiato nell'84. Attendevamo un match di rivincita con Peter Venkman che non c'è stato: Murray sembra passare dalle parti degli Acchiappafantasmi per puro caso, in interazioni limitate e svogliate col resto del cast nuovo e vecchio, ma sembra anche l'unico a ricordarsi che questi film, una volta, erano commedie spensierate.

Minaccia non tanto glaciale

Garraka, il nuovo antagonista, è fantastico ma poco utilizzato
Garraka, il nuovo antagonista, è fantastico ma poco utilizzato

Abbiamo speso tantissime parole sul cast per due motivi. Il primo è che a fare questi film è sempre stato il cast. Anche il film del 2016 di Feig si salva grazie al cast. Sono gli attori a rendere irresistibili queste storie, nonostante il sottotesto macabro, perché sempre di morti e fantasmi si parla. Il secondo motivo è proprio perché gran parte del film serve a stabilire ogni ruolo: cosa fanno i vecchi, cosa fanno i nuovi, cos'è cambiato da Legacy, cos'è cambiato da ancora prima. Nella sua ossessiva volontà di aggiungere personaggi e sottotrame, ma sempre facendo riferimento ai vecchi film con gag e omaggi a manetta - tipo gli omini di marshmallow, irresistibili quanto inutili - Minaccia glaciale ha un pregio che diventa un difetto: non rallenta mai, mantiene sempre l'interesse dello spettatore perché passa da una storia all'altra in soluzione di continuità, e sullo schermo succede sempre qualcosa.

Ma allo stesso tempo rimanda continuamente il confronto con gli ectoplasmi e soprattutto con il nemico di turno, il dio fantasma Garraka. Un personaggio dal potenziale incredibile - grazie anche agli ottimi effetti speciali - che per come viene raccontato e poi entra finalmente in scena sembrerebbe poter rivaleggiare con Vigo il carpatico o lo stesso Gozer, ma che si perde in un bicchier d'acqua nello scontro finale anticlimatico, per quanto sia emozionante vedere gli Acchiappafantasmi vecchi e nuovi fare fronte unito. Garraka si porta sulle spalle il peso di un intero film che cerca disperatamente di presentarcelo tra una sottotrama e l'altra.

Troppi Acchiappafantasmi e troppo poco tempo per un solo film
Troppi Acchiappafantasmi e troppo poco tempo per un solo film

La "minaccia glaciale" che dà il titolo al film - che poi si chiama Frozen Empire in patria, l'impero di ghiaccio - si risolve in pochi minuti e senza particolari conseguenze per New York o per il mondo, nonostante un incipit super inquietante e anche un po' grottesco. Torniamo a The Real Ghostbusters, quindi, perché l'arco narrativo principale sembra quello di un episodio a cartoni animati: c'è un nuovo villain, i Ghostbusters risolvono le loro divergenze e trovano la soluzione per sconfiggerlo, il tutto facendo riferimento al mito, al folclore e alle leggende urbane. In questo senso, il nuovo film mette in chiaro anche per il pubblico che gli Acchiappafantasmi li vede soltanto al cinema che in questo universo c'è qualcos'altro oltre ai redivivi e ai redimorti e che c'è tanto lavoro da fare e potenzialmente tanti altri film da girare.

Alla fine, Ghostbusters: Minaccia glaciale è un divertente film di transizione ma poco altro. Imbastisce un immaginario più ampio, mette i presupposti per continuare la storia in direzioni diverse e insolite, aggiunge nuovi personaggi che potrebbero o non potrebbero tornare, stabilendo importanti precedenti su cui costruire. Il problema è che fa tutto questo in poco meno di due ore, sacrificando quasi tutto e tutti in una corsa sfrenata che alla fine dimentica la semplicità per cui il primo Ghostbusters è, ancora oggi, un film adatto a qualsiasi momento, umore o situazione.

Conclusioni

Multiplayer.it

6.0

Ghostbusters: Minaccia glaciale è un film divertente ma confuso, che armeggia con troppi elementi e cerca di infilarli tutti in un paio d'ore di pellicola quando forse ce ne sarebbero volute almeno quattro per quello che voleva raccontare e per come voleva farlo. E gioca la carta della nostalgia in modo quasi sfacciato, cercando di agganciare i fan di tutte le generazioni e di farli salire su un treno che ha indubbiamente molte potenzialità, ma che difficilmente, su questo binario, riuscirà a trovare il perfetto equilibrio del primo e indimenticabile film. Ma i tempi cambiano e siamo, insomma, a un vero punto di ripartenza: curiosi di vedere come proseguirà, dobbiamo però ammettere di essere usciti dal cinema un po'... freddini. E sì, abbiamo aspettato tutta la recensione per poter scrivere questa battuta terribile.

PRO

  • Mckenna Grace ha un futuro radioso come attrice
  • Le dinamiche familiari degli Spengler
  • Ogni scena con il Ray Stantz di Dan Aykroyd

CONTRO

  • Troppi personaggi e troppe idee in troppo poco tempo
  • La minaccia glaciale non è poi così minacciosa
  • Si acchiappano pochi fantasmi in un film sugli Acchiappafantasmi