84

Fallout, la recensione della serie TV firmata Prime Video che rispetta il videogioco

Arriva su Prime Video la serie TV basata sulla serie di Fallout, il gioco di ruolo post-apocalittico di Bethesda. Volete sapere com'è?

Fallout, la recensione della serie TV firmata Prime Video che rispetta il videogioco
RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   10/04/2024

Nonostante le firme alle spalle del progetto e i valori produttivi messi in campo da Amazon e Kilter Films, non possiamo negare di esserci approcciati alla serie TV di Fallout con un mix di sensazioni contrastanti: tanta curiosità, ma anche un preoccupante senso di incertezza. Davamo per scontato che non fosse affatto facile trasportare sul piccolo schermo televisivo un prodotto così tanto stratificato in termini di lore e immaginario, ma allo stesso tempo così povero di sostanza e riconoscibilità da un punto di vista strettamente narrativo.

Tutti i giocatori che sono su queste pagine conoscono infatti sicuramente Fallout, ma in ognuno di loro ciò che questo franchise ha saputo innescare dipende moltissimo dal capitolo a cui si sono approcciati e, in qualche modo, anche da come hanno giocato quell'episodio visto che, nel pieno rispetto della tradizione ruolistica di Bethesda, questo famosissimo RPG post-apocalittico è capace di trascinarti in un'avventura sconfinata dove la storia può tranquillamente rimanere sullo sfondo, come una sorta di rumore di fondo che è quasi possibile ignorare. Ma chi sceglie di approfondire l'universo, può facilmente rimanere sommerso dal mare di informazioni, dettagli, personaggi, società, culture, fazioni che in quasi 30 anni di esistenza sono stati raccontati e descritti in 4 capitoli principali e almeno altri 5 episodi tra spin-off ed espansioni.

Abbiamo scelto di vedere gli 8 episodi di questa prima stagione che sarà disponibile a partire dall'11 aprile in esclusiva su Prime Video, con un pizzico di arroganza. Quell'arroganza tipica del giocatore che è convinto, dopo troppi anni di tie-in indegni, che nessuno sarà mai in grado di realizzare un prodotto filmico all'altezza della fonte di ispirazione o comunque accettabile per chi quella fonte l'ha giocata per quasi 3 decenni. E invece, dobbiamo ammetterlo: Jonathan Nolan, Lisa Joy e soprattutto la showrunner Geneva Robertson-Dworet ci hanno davvero sorpreso. E non era affatto facile.

Infilarsi in un universo enorme

Maximus, uno dei tre protagonisti della serie, di fianco alla sua armatura atomica
Maximus, uno dei tre protagonisti della serie, di fianco alla sua armatura atomica

Cercheremo, come di consueto, di evitare qualsiasi spoiler in merito alla storia, ma sarà inevitabile dare per scontati alcuni dei presupposti narrativi di questa trasposizione in video della serie di Bethesda. Tra l'altro più che di trasposizione, sarebbe più giusto parlare di vero e proprio sequel. Possiamo facilmente tirare in ballo un'altra operazione riuscita magistralmente, The Last of Us, per tentare un confronto: se quanto realizzato da HBO e Craig Mazin rappresenta alla perfezione il tentativo di trasportare in una serializzazione TV quanto raccontato nel videogioco a cui è ispirato il prodotto, rasentando talvolta la copia uno a uno, Fallout si presenta invece come un qualcosa che è ambientato in un preciso universo videoludico, ma punta a raccontare una storia completamente inedita, pur con gli inevitabili punti di contatto e furbissimi occhiolini.

La serie TV di Prime Video è infatti ambientata nel 2296, esattamente a 9 anni di distanza dalle vicende raccontate in Fallout 4 che è l'episodio posizionato più avanti di tutti in termini cronologici. La peculiarità dell'universo di Bethesda è infatti quello di posizionare i suoi capitoli principali esattamente uno dopo l'altro in ordine temporale lasciando agli spin-off la possibilità di esplorare periodi temporali antecedenti o posizionati tra gli episodi numerati. Rispettando quindi questa consecutio temporum, potremmo considerare la serie di Nolan e Robertson-Dworet come una sorta di Fallout 5 almeno in nuce o, stando anche alle parole di Todd Howard che ha sottolineato come tutte le vicende raccontate nella serie siano da considerare canoniche, come un inevitabile punto di passaggio che ci porterà, chissà tra quanti anni, all'effettivo quinto capitolo videoludico. Tra l'altro, ve lo diciamo fin da subito, la serie Prime Video ha almeno un paio di avvenimenti che avranno imponenti ripercussioni sulla lore.

Lucy, interpretata da Ella Purnell è estremamente credibile come abitante di un Vault
Lucy, interpretata da Ella Purnell è estremamente credibile come abitante di un Vault

Scendendo nei dettagli degli otto episodi che compongono questa (prima?) stagione di Fallout, tutti che si aggirano intorno ai 55-60 minuti di durata, possiamo confermare il focus su 3 protagonisti, le cui vicende si andranno a intersecare nel corso dello show fino al raggiungimento di un epilogo fortemente interconnesso e, sotto un certo punto di vista, corale. Il personaggio principale è sicuramente quello di Lucy, interpretato dalla bravissima e splendida Ella Purnell già vista, tra le altre cose, in Yellowjackets. La sua aspirante eroina è quanto di più simile a un avatar tradizionale di Fallout che possiamo trovare in tutta la serie. Si tratta di infatti di una abitante di un Vault, il 33 per l'esattezza, nata e cresciuta all'interno delle spesse fondamenta di piombo della fortezza sotterranea e allevata con tutte quelle tipiche credenze sul filo del lavaggio del cervello a cui sono sottoposti gli abitanti delle costruzioni della Vault-Tec. Ovviamente, per tutta una serie di motivazioni ben raccontate nella prima puntata, sarà letteralmente costretta a uscire da queto rifugio per affrontare una Zona Contaminata ben differente da tutte le immagini proiettate e raccontate durante i suoi 20 anni di esistenza sotterranea.

Il secondo personaggio che impareremo ben presto a conoscere, probabilmente quello meno a fuoco nell'intero show, è Maximus, aspirante scudiero della Confraternita dell'Acciaio interpretato da Aaron Moten di Dove eravamo rimasti, che tenterà in ogni modo di diventare un Cavaliere o comunque di farsi un nome all'interno della setta militarizzata che tutti i giocatori di Fallout conoscono bene. Il suo personaggio è quello che si vede di meno e contemporaneamente quello che ci è sembrato eccessivamente sopra le righe per quanto i suoi comportamenti siano adeguatamente giustificati dalla peculiare natura dello schieramento militare a cui appartiene fin da bambino. Il suo ondeggiare costantemente tra una genuina ignoranza e un'anomala perfidia ci ha però fatto interrogare ripetutamente durante la visione su quanto concretamente ci sia o ci faccia. E magari questo non è necessariamente un aspetto negativo all'interno dell'economia della serie.

Il Ghoul, interpretato da Walton Goggins è il personaggio più affascinante della serie TV di Fallout
Il Ghoul, interpretato da Walton Goggins è il personaggio più affascinante della serie TV di Fallout

A chiudere il terzetto c'è sicuramente il protagonista più affascinante di tutti: un Ghoul cacciatore di taglie, interpretato dal bravissimo Walton Goggins, attore troppo spesso relegato in ruoli secondari, ma ben noto agli appassionati di The Shield. Il personaggio è l'unico dei tre che ha vissuto in prima persona il bombardamento atomico del 2077 che ha generato il mondo post-apocalittico della serie e intorno alla sua esistenza pre e post-atomica si focalizzano i momenti narrativi più importanti di tutta la serie. Si tratta di un personaggio molto ben delineato, con una innata crudeltà e le cui vicende sposteranno costantemente l'attenzione dello spettatore verso gli aspetti caratterizzanti di questo universo.

A livello geografico ci troviamo nei pressi della costa occidentale degli Stati Uniti, in California e più precisamente a Los Angeles, in linea con l'ambientazione dei primi due videogiochi con numerosi e importantissimi ganci a quello che è probabilmente l'episodio più amato dai giocatori della serie, New Vegas. Ma eviteremo di dire altro per scansare, come detto in apertura di paragrafo, qualsiasi spoiler.

La capacità di essere credibili e coerenti

La vita del Vault 33 è ricca di colpi di scena
La vita del Vault 33 è ricca di colpi di scena

Ma quindi in concreto, la serie ci è piaciuta? Siamo convinti e coscienti che a questo punto della lettura vi starete interrogando in merito, se per qualche motivo non siete già corsi in basso a dare un'occhiata al voto e alle conclusioni. Indubbiamente sì, soprattutto nel suo complesso, ma per spiegare meglio la nostra presa di posizione è essenziale spiegare cosa ci è piaciuto. Dove infatti Jonathan Nolan, il fratello meno noto del Cristopher Nolan fresco di Oscar, colui a cui si deve quel capolavoro che è stato Westworld, Lisa Joy e soprattutto la showrunner Geneva Robertson-Dworet hanno fatto davvero bene, è nell'essere incredibilmente allineati con il tono generale dei videogiochi.

La serie TV di Fallout, e questo nessuno potrà negarlo, è qualcosa che si innesta nel brand creato da Black Isle e ripreso da Bethesda e Todd Howard in modo coerente e credibile. In tantissimi elementi principali di quello che avviene sullo schermo e in un nugolo di componenti accessorie alla messa in scena si percepiscono l'affezione, la comprensione e il rispetto nei confronti del materiale originale. E, come dicevamo anche in apertura, considerata la quantità enorme di lore preesistente, non era affatto facile.

Lucy dovrà fare i conti con una Zona Contaminata molto diversa dal suo immaginario
Lucy dovrà fare i conti con una Zona Contaminata molto diversa dal suo immaginario

Il tono è contemporaneamente drammatico ed estremamente ironico, a tratti molto divertente, e questo è un elemento cardine dei giochi. C'è tantissima violenza, la serie è incredibilmente splatter e a tratti eccessivamente sboccata negli elementi sanguinolenti, nelle amputazioni e nelle teste che esplodono, e chi ha passato centinaia di ore con lo S.P.A.V. troverà molte connessioni. Il costante contrasto tra l'ingenuità di Lucy e la realtà della Zona Contaminata, la morte che è dietro ogni angolo, il senso di oppressione e il rischio di essere traditi da chiunque, creano quella dissonanza narrativa che è un elemento caratterizzante della serie partorita da Tim Cain. Persino la palette cromatica adottata, quello stile un po' fumettoso, un po' cartoon, con i toni dei Vault estremamente carichi, quasi pastello, a scontornare vicende devastanti, colme di morte e di disperazione, sono così allineati ai videogiochi da averci fatto pensare in più di un'occasione che Nolan e la Robertson-Dworet devono per forza di cose essere dei giocatori di Fallout loro stessi, o devono essere stati davvero bravi a informarsi e studiare il franchise.

Certo, non mancano dei difetti che non possono essere trascurati, soprattutto per quello che concerne il ritmo, specie delle primissime puntate o l'eccessiva presenza di tantissimi elementi della storia che potrebbero essere soverchianti e difficilmente comprensibili per chi è completamente a digiuno del materiale videoludico. E poi la serie utilizza veramente troppo spesso lo stratagemma del far trovare le persone giuste al posto giusto senza approntare la minima giustificazione narrativa e questo è un elemento che, almeno per chi scrive questa recensione, è particolarmente fastidioso in una serie che, teoricamente, dovrebbe essere ambientata in un mondo enorme e spopolato, dove dovrebbe risultare davvero difficile incontrarsi "per caso".

Però non possiamo negare che per i fan di Fallout ci saranno almeno due puntate assolutamente memorabili e soprattutto alcuni approfondimenti sulla Confraternita e sulla Vault-Tec che, essendo canonici, riscriveranno buona parte delle loro convinzioni e, anche se il dibattito che ne seguirà potrebbe non essere completamente positivo, siamo certi che ci sarà moltissimo di cui parlare.

La Confraternita dell'Acciaio è una setta militarizzata piena di fanatismi
La Confraternita dell'Acciaio è una setta militarizzata piena di fanatismi

Lasciamo in chiusura di recensione un paio di note in merito alla pura messa in scena in termini tecnici. Nulla da dire, ovviamente, sul taglio registico e sulla gestione del montaggio, due elementi che devono fare i conti soltanto con la questione ritmo e "spostamenti magici" di cui parlavamo poco sopra. Si nota il grande utilizzo di prop ed elementi fisici per tentare di tenere lontano l'uso della computer grafica a basso costo, ma non sempre il risultato è all'altezza delle aspettative e in più di un'occasione si capisce molto bene che gli attori hanno a che fare con roba di plastica e non con l'acciaio di un'armatura atomica o di una pistola. Qualche critica si potrebbe muovere anche nei confronti di alcuni mostri e dei pezzi umani che gironzolano durante i combattimenti (e in particolare di una testa che sarà molto importante ai fini narrativi), ma questi possono risultare coerenti con quello stile "fumettoso" che è alla base anche del Fallout videoludico.

Assolutamente eccellente l'audio in lingua originale con l'interpretazione magistrale del dialetto texano da vero cowboy del Ghoul di Goggins che, ci auguriamo, non si perderà né diventerà troppo caricaturale nel doppiaggio italiano che, purtroppo, non abbiamo potuto ascoltare. Perfetta anche la colonna sonora che pesca a piene mani da quanto ascoltato nei videogiochi, soprattutto in Fallout 3 e 4, e introduce diversi brani perfettamente in linea con l'ambientazione anni '50 che caratterizza la serie.

Conclusioni

Multiplayer.it

8.0

Se è pur vero che la serie TV di Fallout non riesce ad avere quel respiro ampio e da mass market che ha invece caratterizzato The Last of Us (un po' per scelta, un po' per la complessità del materiale di partenza), è indubbio che il lavoro di trasposizione dal videogioco al piccolo schermo sia stato svolto con una cura e una capacità a tratti superiori a quanto fatto con il progetto di HBO e Craig Mazin. La produzione di Amazon e Kilter Films ci è piaciuta e siamo certi che convincerà o comunque riuscirà a intrattenere a dovere tutti i fan del franchise e potrebbe risultare adeguatamente coinvolgente anche per chi non sa assolutamente nulla della strana ambientazione anni '50 e post-bombardamento atomico creata da Black Isle e Tim Cain. Un ottimo inizio per una serie che, ci auguriamo, avrà una seconda stagione che potrebbe tranquillamente fare ancora meglio di questo esordio.

PRO

  • Credibile, coerente e perfettamente allineata ai toni del videogioco
  • Lucy e Ghoul sono due personaggi splendidi e perfettamente innestati nel canone
  • Alcuni approfondimenti sulla Vault-Tec e sulla Confraternità faranno impazzire i fan

CONTRO

  • Maximus non ci ha convinto fino in fondo e smorza il valore della Confraternita dell'Acciaio
  • Alcuni elementi di scena sembrano troppo "plasticosi"
  • Potrebbe non essere sufficientemente chiaro a chi è lontano dal videogioco